Intaglio legno per principianti:
le cose che nessuno ti dice (ma che avrei voluto sapere)

Pubblicato il: 15 Maggio 2025
Tempo di lettura: 9 minuti

Intaglio legno per principianti:  le cose che nessuno ti dice (ma che avrei voluto sapere) - foto in evidenza

C’è sempre un momento preciso in cui ti parte l’embolo dell’intaglio. A volte è un video su Youtube o un post in Instagram, altre una passeggiata nel bosco, o un coltellino trovato in cantina che ti fa pensare “ma se provassi?”.

È lì che scatta la scintilla. E, se sei come me, da quel momento in poi pensi solo a questo: a iniziare ad intagliare il legno sul serio, al profumo, a una lama che affonda precisa, ma sopratutto cosa potresti creare con le tue mani.

Poi però… cominci davvero.

E lì, ecco che si apre il mondo (bellissimo e un po crudele) dell’intaglio legno per principianti. Un mondo pieno di cose che nessuno ti aveva detto. Nessuno te le aveva spiegate, o forse sì, ma tu eri troppo preso dall’entusiasmo per ascoltarle davvero. Allora ho pensato di metterle qui, nero su bianco, come si fa con le cose importanti da dire agli amici.

Non perché io abbia tutte le risposte, ci mancherebbe, ma perché a un certo punto intagliare diventa anche questo: raccontarsi. E magari riderci sopra insieme. 😉🤫

Non è solo questione di forza,
è questione di controllo

Sì, lo so, te l’hanno già detto. Ma ti assicuro che finché non hai una lama tra le dita e un pezzo di legno resistente tra le mani, non lo capisci davvero.

All’inizio pensi: “devo spingere di più”. Ma più spingi, più scivoli. E più scivoli, più ti fai male (o rovini il pezzo, che a volte è anche peggio). La verità è che il legno non vuole essere conquistato a forza. Vuole che lo assecondi. Che tu lo conosca. Che ti lasci insegnare da lui.

Il controllo viene prima della forza. Anzi, la vera forza sta nel non strafare. E imparare questo richiede più tempo di quanto pensassi. Ma lo si impara per forza di cose.

Io questa cosa l’ho imparata (male) su un pezzo di acero che stava venendo benissimo. Faccio un taglio lungo, deciso, mi esce pure bene… e poi, tutta gasata, ne faccio un altro un filo più profondo. Becco la vena. Risultato?

Una scheggia grande come il mio ottimismo si è staccata portandosi via mezza faccia (del progetto, non mia — per fortuna 😅). È stato lì che ho capito che il coltello non va solo spinto. Va seguito. E vanno bene imparati i tagli per evitare di “andare lungo”, che è uno degli errori comuni nell’intaglio legno che si fanno all’inizio…

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Il legno giusto (universalmente) non esiste.
(Ma esistono legni che ti fanno smettere subito)

Io ho una lista (mentale) di legni che amo e una più lunga di quelli che non toccherò mai più (vabbè dai, per ora! 😇). E non sempre sono quelli “duri” o “difficili” a fregarti. A volte è proprio il legno che sembra morbido e docile, e poi si sbriciola sotto al coltello o si fende quando sei quasi alla fine.

No, non c’è soddisfazione nell’intagliare qualcosa che si sbriciola come un biscotto vecchio. Anche se è “facile da tagliare”, non vuol dire che sia piacevole. Le prime volte cerchi il legno facile da intagliare, come se ci fosse una risposta universale. Spoiler: non c’è.

Certo, il Tiglio (Tilia spp.) ti salva la vita quasi sempre. Ma poi vuoi provare il Nocciolo (Corylus avellana), il Pioppo (Populus spp.), il Noce (Juglans regia)… e capisci che ogni legno è un mondo. Ha il suo odore, il suo verso, il suo carattere. E poi ci sono quelli che ami anche se non ti amano per niente. Hai mai provato l’Ulivo? (Olea europaea), che è duro e capriccioso ma è così bello che gli perdoni tutto.

Anche quando ti spezza le punte degli scalpelli come fiammiferi. 🤬🥹

E alcuni… ti fanno seriamente dubitare delle tue scelte di vita. Il legno, alla fine, non è mai solo “materia”. È anche uno specchio. Se sei testardo, lui a volte, sa esserlo più di te! Ma stai ancora provando a vedere chi vince!

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I coltelli non sono bacchette magiche!
(Ma possono fare magie se li tratti bene)

Avvicinandosi all’intaglio legno per principianti, spesso si dà per scontato che lo strumento sia tutto. E invece…

Quando ho iniziato, pensavo che bastasse avere un coltello. In realtà, avevo dei taglierini da carta, affilatissimi, e mi sembrava di essere a posto. Ma poi capisci che l’ergonomia, il tipo di lama, la dimensione del manico, tutto fa la differenza.

Poi ho comprato il primo coltello serio. Poi ne ho comprati altri. Poi ho comprato dei coltelli per intaglio legno giusti (per me!). E poi ho scoperto che comunque, nessuno di loro avrebbe fatto il lavoro al posto mio.

Un fabbro un giorno mi ha detto: “Il coltello perfetto non esiste”. Ho dubitato di questa affermazione, ma poi ne ho concluso che esiste il coltello che ti piace, o più di uno. Quindi esiste il coltello giusto per quel momento, quella mano, quel pezzo di legno, quell’umore.

E soprattutto: l’affilatura non è un’opzione. È parte del mestiere.

E non parlo solo di passare una pietra qua e là. Parlo di capire quando affilarecome farlo senza rovinare il filo, quanto basta per lavorare bene ma non consumare tutto. Oppure capire che affilare è raro ma ravvivare il filo è il vero must e che c’è una bella differenza!

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Lo ammetto: io ho imparato a ravvivare quando ho iniziato a odiare i miei stessi progetti. Non capivo perché tanta fatica, eppure il coltello sembrava affilato. Sembrava. Ma quando ho fatto una prova su carta (sì, proprio quella del taglio da samurai nei video), ho capito che il mio coltello era solo… appiattito… ma con dignità! 🤣

E ricordati sempre che ogni volta che pensi “ok, ora taglia”, in realtà potrebbe tagliare ancora meglio!

La frustrazione da coltello che strappa invece di tagliare è reale. È silenziosa, viscida, ti si infila sotto pelle e ti fa pensare che sei tu a non saperci fare. Invece no. È solo che il tuo coltello ti sta urlando “dammi una bella ravvivata, ti prego”. 🙏🏻🥺

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Intagliare non è solo tecnica,
è un cambiamento silenzioso

Si comincia con “voglio fare questo progetto”. Poi diventa “non riesco a fare questa curva”. Poi “perché mi viene storto?”. Poi “sai che c’è, faccio una cosa mia”.

E piano piano ti accorgi che non stai solo imparando a intagliare. Stai imparando a osservare meglio. A stare fermo. A rallentare. A lasciar perdere il perfezionismo. A correggere senza rovinare. A riprendere dopo uno sbaglio.

Il primo pezzo lo guardi come se fosse un figlio brutto ma tuo. Il secondo ti sembra un capolavoro. Il terzo ti fa venir voglia di buttare tutto… Al decimo, impari a respirare! Ma è proprio lì che cambia tutto: quando smetti di voler finire e cominci a volerci stare dentro, nel processo.

A quel punto, l’intaglio diventa una pratica. Una forma di ascolto. Un modo per essere presenti. E questo, secondo me, è un passaggio segreto di cui non si racconta mai abbastanza.

Il legno ti ascolta,
e ti risponde

Sembra una frase new age, ma è così. Quando sei nervoso, il coltello salta. Quando sei stanco, le fibre si ribellano. Quando sei distratto, il legno ti riporta a terra con una scheggia nella mano, una crepa nel cuore del progetto o un bel taglio in un dito.

Ci sono giorni in cui tutto fila liscio, e altri in cui niente va. E spesso non c’entra il legno, non c’entra il coltello. C’entri solo tu!

E il bello è che, quando lo capisci, impari anche a fermarti. A dire “oggi no”. E ti assicuro: fermarti nel momento giusto ti salva più progetti di qualunque tecnica.

Non è solo una questione di mani.
(Ma anche di collo, di schiena, …)

Se intagli di sera, dopo una giornata lunga, cambia tutto. Se intagli con pensieri in testa, pure. Se intagli arrabbiato, rischi di scorticare più te stesso che il legno.

Ma se intagli in silenzio, in un momento buono, magari con la luce giusta, con una postura adeguata, su una bella sedia ergonomica… senti qualcosa che cambia dentro.

C’è una fatica fisica che arriva col tempo e non va ignorata: il collo che si incricca, la spalla che si blocca, la mano che si irrigidisce. E così impari a conoscerti. Impari quando è il momento di mollare e andare a farti una tisana o un buon caffè. Sì, in qualche modo, anche questo è intaglio! 😎

Intagli da solo,
ma non sei mai solo davvero

Una cosa che non mi aspettavo è che intagliare da sola non è per forza solitudine. Anzi. Spesso è il momento più pieno della giornata. Pieno di gesti, di suoni piccoli, di pensieri che girano e a volte si risolvono mentre tagli.

È un silenzio attivo, vivo, creativo. E anche se nessuno ti vede o lo vede, stai facendo qualcosa che ha senso.

Anche se non viene come volevi, anche se alla fine lo lasci a metà, anche se nessuno lo capisce: quel gesto ha valore. E lo sai tu (e il legno). E questo basta.

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La pazienza. Non come virtù astratta, ma come vera e propria abilità muscolare. La pazienza si allena. E serve più di un coltello giapponese da 90 euro!

La luce. Davvero, sembra una banalità, ma cambia tutto. Lavorare con la luce laterale giusta fa vedere meglio ogni dettaglio. E sì, anche le magagne. Ma è comunque fondamentale, cambia sul serio la qualità del taglio.

La postura. La seduta fa la differenza tra un’ora felice e tre giorni con la cervicale. Fai caso a quante volte ti sei trovato ad intagliare storto, con una spalla alzata e la schiena contratta? Ecco. Non sei solo, ma ricordati sempre che la postura sbagliata ti devasta, specie nei progetti lunghi.

L’odore del legno. Alcuni ti fanno innamorare, tipo il ginepro (Juniperus communis), altri ti fanno venire il mal di testa. E sì, l’intaglio coinvolge anche il naso e per estensione la tua salute, meglio fare un controllo sulla tossicità del legno prima di starci male, che dici?

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I rumori. Il rumore che fa la lama nel legno è diverso ogni volta ed è una delle cose più belle che si possa ascoltare. Ma quando impari a riconoscerli, sai anche quando fermarti. E fermarsi in tempo, prima magari di rovinare tutto è una vera abilità da campioni!

Le mani che tremano. Fai attenzione ai piccoli cambiamenti che avvengono in te durante l’intaglio. Una mano che trema indica che stai forzando troppo, che è ora di fare una pausa, che magari non è solo il tuo polso a volerlo, ma anche il tuo spirito. Respira.

E quindi,
perché si continua?

Oh beh, qui arriva il bello! Solo alcuni esempi e un disclaimer: ATTENZIONE! Può creare dipendenza!

  • Perché ogni tanto ti riesce qualcosa che non credevi possibile
  • Perché il profumo del legno fresco ti riporta in vita anche in giornate orribili
  • Perché vedi una forma nascere da un blocco e ti senti, in quel momento, capace!
  • Perché il tempo si ferma — ma tu, nel frattempo, sei andato avanti
  • Perché ogni pezzo racconta un pezzetto di te. Anche se è brutto, anche se è incompleto
  • Aggiungi qui tu i tuoi perché e poi il più importante:
  • E perché, nonostante tutto, non ti è ancora passata!

Forse è anche questo il bello dell’intaglio legno per principianti: che non serve essere esperti per provare quel tipo di soddisfazione profonda che arriva dopo ogni truciolo, anche se piccolo.

Hai mai avuto anche tu quella sensazione? Quella che ti prende dopo una scheggia sotto il dito, dopo un taglio che ti sei fatto per distrazione e ti fa pensare “ma chi me l’ha fatto fare?”… e poi ti ritrovi ore dopo, ancora lì, con il coltello in mano e la testa piena di idee?

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